“Cemento”

“A me la terra mi pias. Mi piace. La crosta agricola, la terra d’orto, quella ai piedi della pianta, francica, voncia, che s’introppa d’acqua quando la vien giù e la trattiene. Falla te la terra se sei buono!” .

Tribunale di Bergamo. Sezione Penale. Martino Scarpa, detto Tino parte dal suo amore per la terra per difendersi dall’accusa di distruzione di escavatori, ruspe e trivelle di proprietà di una società impegnata nella costruzione di un laghetto artificiale per la pesca sportiva.

Il processo è concluso, le responsabilità acclarate, rimane soltanto da sentire un’ultima volta l’accusato, perché possa finalmente spiegare il suo gesto inaspettato e apparentemente assurdo. Martino prende la parola, non tanto per evitare la pena, ma per ristabilire la verità dei fatti, la sua verità, contraria alle leggi, non al buon senso.

E per ristabilirla, occorre fare luce su cosa significa oggi in Italia costruire. Quale perverso meccanismo abbia trasformato tutto il Paese, e più ancora la Pianura Padana, una delle regioni più fertili al mondo, nella terra del cemento.

Sul filo della sua vicenda personale, Martino Scarpa, dissotterra e viviseziona con le armi del paradosso e della comicità, il groviglio di luoghi comuni, di interessi, di impunità e di pubbliche connivenze che hanno prodotto la dissennata metastasi edilizia e il saccheggio del paesaggio di questi ultimi decenni.

Con un linguaggio immaginifico e poetico, impasto bastardo di italiano e dialetto, e con la forza del parlar basso e concreto di un cinquantenne tuttofare con la passione filosofica per la bicicletta, Martino Scarpa costruisce, con ironia e sarcasmo, il puzzle complesso delle responsabilità che stanno all’origine del vero atto criminale di cui siamo testimoni assuefatti: la distruzione della bellezza.

Portato in scena da Carlo Ponta, attore dagli accenti comici e drammatici, con un’enorme carica umana, capace di piacere al pubblico al primo sguardo, Cemento prende per mano lo spettatore e lo trascina in un viaggio dal ritmo serrato, attraverso una vicenda personale ispirata a fatti realmente accaduti, che sono lo specchio di un’Italia che non si arrende, che sa ridere ma vuole pensare.

Scritto da Massimo Donati e Alessandra Nocilla Regia Eva Martucci.
Durata prevista: 70′

Presso il “Chiosco dell’Orto Botanico”
Gestito da Sweet Irene

Ingresso gratuito
Consumazioni a pagamento

Il chiosco sarà aperto per aperitivo o cena con prodotti 100% green e sostenibili

Valle della Biodiversità
Orto Botanico di Bergamo sezione di Astino
via Astino angolo via dell’Allegrezza
www.ortobotanicodibergamo.it

Per info e prenotazioni:
035 217372/380 1227184
[email protected]

In caso di pioggia l’evento sarà annullato.

Parcheggio a pagamento.
ATB n. 8-9-10 fino a Longuelo e poi 15 min. a piedi

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